Catechesi di Padre Gabriele Amorth
NEL MIO NOME CACCERANNO I DEMONI
L’esorcismo come ministero esercitato nella Chiesa
Cristo, unico
vincitore di Satana, ha dato degli insegnamenti e dei poteri precisi
contro il demonio. Il potere apologetico degli esorcismi, all'epoca di
Gesù, allo scopo di attirare i pagani.
L'istituzione dell'esorcistato e la pratica degli esorcismi nel corso dei
secoli.La situazione attuale nella Chiesa latina.Chi sono gli esorcisti,
quanti sono, che cosa fanno e quando ricorrere a loro.
Incomincio precisando
i limiti di questo articolo. Non parlo dell’antichità, ossia dei secoli
prima di Cristo, e neppure dei popoli non cristiani. Mi limito a dire che
presso tutte le religioni e presso tutti i popoli ci sono sempre stati
diavoli ed esorcisti, anche se con nomi diversi. Anche prima degli ebrei,
degli egiziani, degli assiri, dei babilonesi, ogni popolo ha avuto
l’intuizione dell’esistenza di spiriti del male da cui occorreva
difendersi, liberarsi, o che bisognava ingraziarsi. Naturalmente la
concezione di questi spiriti dipendeva – e tuttora dipende – dalla
mentalità socio-culturale dei vari popoli, e così pure i rimedi: riti,
stregoni, danze, sacrifici...
Non parlerò delle Chiese cristiane non cattoliche. Mi limito a dire che
una prima grande differenza di comportamento avvenne già nel IV° secolo,
quando la Chiesa latina istituì il sacramentale dell’esorcistato, affidato
ai vescovi. La Chiesa d’Oriente non ha mai accettato tale istituzione,
senza per questo venir meno all’unità. Quando poi avvennero gli altri
"strappi", con le scissioni delle Chiese della riforma, anche le pratiche
esorcistiche si sono differenziate lungo i secoli, secondo le varie
confessioni. L’Enciclica Ut unum sint, del 25 maggio 1995, sottolinea
l’importanza di conoscere le Chiese sorelle e rileva che in esse «certi
aspetti del mistero cristiano a volte sono stati messi in luce più
efficacemente» (n. 14). Mi pare che si possa applicare questa osservazione
al caso della fedeltà alla lettura della Bibbia da parte del popolo; credo
anche che si possa fare la stessa osservazione a proposito degli
esorcismi, che nel mondo ortodosso in generale e in talune confessioni del
protestantesimo costituiscono una pratica pastorale ordinaria, come in
passato era anche nella Chiesa latina, cosa che purtroppo oggi non è più.
Gesù e gli apostoli. Premettiamo un’osservazione basilare. Solo con la
rivelazione divina l’uomo è giunto ad una cognizione esatta, benché
parziale, del mondo invisibile. Per cui anche le forze del male, di cui
tutti i popoli hanno avuto una vaga conoscenza, hanno acquistato chiarezza
con la cognizione dei demoni: esseri spirituali e personali, creati buoni
da Dio, ossia creati angeli, e ribellatisi a Dio giungendo ad una totale e
irreversibile perversione.
Solo con l’avvento di Cristo anche l’esorcismo acquista piena efficacia.
Perché Gesù è venuto «per distruggere le opere di Satana» (1 Gv 3,8), è
venuto, come afferma lo stesso Signore, per distruggere il regno del
demonio e instaurare il regno di Dio (cf Lc 11,20). Quando Pietro riassume
l’opera di Gesù alla presenza di Cornelio, il primo pagano che si converte
al cristianesimo, si limita a dire: «Passò facendo del bene e liberando
coloro che erano schiavi del demonio» (At 10,38). Satana, «principe di
questo mondo», come lo chiama Gesù (Gv 14,30) e «dio di questo mondo»,
come lo chiama Paolo (2 Cor 4,4), era il forte, padrone di tutti i regni
della terra, che si sentiva sicuro del suo dominio. Gesù è il più forte,
che lo disarma (Lc 11,21-22).
Il Maestro Divino ha dato degli insegnamenti precisi e dei poteri precisi
contro il demonio, chiarendo dubbi che anche al suo tempo erano
ricorrenti, sulla stessa esistenza del maligno: i farisei ci credevano, i
sadducei no. Ha messo in chiaro l’azione di Satana contro Dio; si pensi,
ad esempio, alle spiegazioni che lui stesso ha dato alla parabola del buon
grano e della zizzania e alla parabola del seminatore. Ha liberato gli
indemoniati, distinguendo con chiarezza la liberazione dal demonio dalla
guarigione dei malati; saranno certi teologi e biblisti di oggi,
pasticcioni e traditori del vangelo, a confondere e negare la chiarezza
evangelica, per cercare di imporre la loro incredulità.
Anche conferendo i suoi poteri agli apostoli, Gesù ha sottolineato bene la
distinzione tra il potere di liberare da Satana e il potere di guarire i
malati. E ha proceduto progressivamente: prima ha dato il potere di
cacciare i demoni agli apostoli; poi lo ha esteso ai discepoli; infine lo
ha conferito a tutti coloro che avrebbero creduto in lui e agito con la
forza del suo nome (Mc 16,17).
Seguendo le parole del Maestro e l’esempio degli apostoli, nei primi tre
secoli, tutti i cristiani che lo volevano facevano esorcismi. Questo fatto
ha avuto anche un grande valore apologetico perché i pagani indemoniati si
rivolgevano ai cristiani per essere liberati. Scrive Giustino: «Cristo è
nato per volontà del Padre e salvezza dei credenti e a rovina dei demoni.
Voi potete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In
tutto l’universo e nella vostra città (Roma) ci sono numerosi indemoniati
che gli altri esorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guarire.
Invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo,
crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo all’impotenza i
demoni che possedevano gli uomini» (Apologia, VI, 5-6).
Tertulliano conferma l’efficacia con la quale i cristiani liberano dai
demoni sia gli stessi cristiani, sia i pagani. E insiste sull’efficacia
degli esorcismi non solo sulle persone, ma anche sulla vita sociale,
impregnata di idolatria e di influenze malefiche. È un aspetto molto
importante, tenuto ben presente anche nei discorsi sul demonio pronunciati
da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Può essere colpita una famiglia, una
particolare società, un’intera corrente politica che può giungere a
detenere il potere (penso alle orrende aberrazioni del nazismo; agli
eccidi di Stalin e seguaci: si parla di 20 milioni di vittime). È a questo
proposito che Paolo VI ci ricorda: «La Scrittura acerbamente ci ammonisce
che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» (23.2.1977).
Origene aggiunge elementi nuovi quando testimonia che, nel nome di Gesù,
si possono cacciare i demoni non solo dalle persone, ma anche dagli
oggetti, dalle case, dagli animali. Sono liberazioni che noi esorcisti
abbiamo sempre fatto anche se i documenti ecclesiastici non ne parlavano
(il Diritto Canonico e il Rituale Romano contemplano solo il caso di
possessione personale); ma ne parla ora il Catechismo della Chiesa
Cattolica. Interessante Cipriano: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi
i demoni, vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai
nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura delle
nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso»
(Contro Demetrio, c. 15).
Ho insistito sul potere apologetico degli esorcismi, allo scopo di
attirare i pagani, perché oggi ci troviamo sul versante opposto: i
cristiani non trovano più nessun aiuto, nessuna comprensione negli uomini
di Chiesa; perciò si rivolgono ai maghi, ai cartomanti, alle sètte, ad
altre religioni.
Ricordo infine come la pratica degli esorcismi si sia andata sviluppando,
fin dai primi tempi, in due direzioni: per liberare gli ossessi e come
parte integrante del battesimo, in cui veniva attribuito ad esso un grande
valore, perché si sottolineava così come il catecumeno veniva sottratto a
Satana e incorporato a Cristo. Abbiamo un’eco di questo trapasso nei voti
battesimali. Purtroppo nell’ultima riforma liturgica l’esorcismo
battesimale, specie dei bambini, è stato così minimizzato che lo stesso
Paolo VI ha manifestato pubblicamente il suo disappunto, nel discorso del
15 novembre 1972. Ma oggi i liturgisti nel demonio credono pochino; basti
vedere come, nel nuovo Benedizionale, sono state accuratamente tolte tutte
le invocazioni al Signore, per essere protetti dal maligno.
La svolta del IV° secolo. Tra le grandi figure di esorcisti che la storia
della Chiesa ci ricorda, non possiamo dimenticare san Martino di Tours e
poi i primi monaci, come Antonio, Pacomio, Ilarione. Il popolo intuisce
che chi più è dedito alla preghiera e al digiuno più è adatto a fare
esorcismi. È il motivo per cui ancora oggi, nella Chiesa ortodossa, per
trovare un esorcista basta rivolgersi a un monastero; amministrare
esorcismi è considerato un carisma e, come affermano le Costituzioni
Apostoliche del 380, «si diventa esorcisti non per ordine sacro, ma per
decisione personale, buona volontà, fortezza d’animo e grazia».
In Occidente invece è forte la tendenza, in parte dovuta al diritto
romano, di voler regolarizzare tutto. Già alla fine del II° secolo s.
Ireneo parla con ammirazione degli esorcisti come di un ceto a parte,
benché tutti vi potessero appartenere. A Roma, papa Cornelio, in una sua
lettera del 251 è il primo a parlare degli esorcisti come di aventi un
ufficio sacro. Penso che si possa considerare conclusa questa istituzione
del sacramentale dell’esorcistato con l’anno 416, quando papa Innocenzo I°
stabilisce che gli esorcismi possano essere amministrati solo dietro
autorizzazione vescovile. Questa è la disciplina tuttora vigente (con la
precisazione che il vescovo può dare la facoltà d’esorcista solo a
sacerdoti); trattandosi di istituzione ecclesiastica, sono possibili e
augurabili cambiamenti.
È importante un’osservazione. Non è che con l’istituzione dell’esorcistato
si sia misconosciuto il potere che Cristo ha dato a tutti coloro che
credono in lui, di cacciare i demoni; e neppure è da ritenersi che
l’esorcismo sia l’unica forma per potersi liberare da possessioni o da
influenze malefiche. Restano sempre efficacissimi, direi indispensabili e
spesso sufficienti, i comuni mezzi di grazia: preghiere, sacramenti,
penitenze, opere di carità... E restano validissime le preghiere private
di liberazione; come pure rimane la libertà piena dello Spirito Santo di
dare carismi a chi vuole e quando vuole, anche il carisma di liberare dai
demoni. La differenza sta nel fatto che la Chiesa, istituendo e
regolamentando gli esorcismi come preghiera pubblica, ha voluto anche
sottrarre i fedeli dagli imbroglioni e falsi carismatici, che non sono mai
mancati.
Fino al secolo XII° la pratica degli esorcismi è in pieno e pacifico
sviluppo, sia in Oriente sia in Occidente. Le Chiese sono ben fornite di
esorcisti, per cui l’esorcismo è quello che deve essere: quando occorre,
fa parte della comune attività pastorale e non c’è nessuna difficoltà a
trovare un esorcista. In questo modo esiste anche quella che io chiamo la
scuola, che adesso è scomparsa per il lungo disuso: l’esorcista anziano è
aiutato da giovani che, venendo meno lui, sono preparati a sostituirlo. È
anche un periodo di grande creatività di formule esorcistiche; menziono in
particolare i formulari di Alcuino (+ 804), che entrarono nel Messale
Romano Gallicano e poi in parte nel Rituale Romano promulgato nel 1614. Un
merito di quest’epoca è anche che sia il popolo sia i teologi hanno
respinto la credenza delle streghe, che stava divulgandosi.
Furono invece assai tristi i secoli seguenti. Si incomincia a dare il nome
di streghe a quelle donne un po’ matte, che venivano chiamate bonae
feminae; e invece di esorcizzare le persone, si incomincia a perseguitarle
e addirittura a condannarle al rogo. È il crollo di ogni giustizia
pastorale e giuridica, che fa perdere la testa anche alle persone più
responsabili le quali, sperando di moderare e regolare queste cattive
tendenze, emanano disposizioni dalle conseguenze gravissime. Nel 1252
Innocenzo IV° autorizza la tortura agli eretici; nel 1326 Giovanni XXII°
autorizza l’inquisizione contro le streghe. Si incomincia a demonizzare
tutto, ma avviene questo fenomeno: dove non si fanno più esorcismi, il
loro posto viene occupato dalle persecuzioni; altrove, come nella Spagna
nota per l’Inquisizione di Torquemada, si continuarono a fare esorcismi e
le streghe non furono perseguitate. Gli anni peggiori furono dal 1560 al
1630, e le nazioni dei protestanti furono assai più colpite che quelle
cattoliche.
È giusto ricordare qualche nobile eccezione. È ben documentato il caso di
suor Giovanna Fery (1559-1620). Da vari anni aveva stretto patti col
diavolo: era una vera strega da consegnare all’Inquisizione e da
condannare al rogo, secondo le norme di quell’epoca. Per sua fortuna trovò
un prelato di grande cultura e sensibilità pastorale, mons. Luigi de
Berlaymont, arcivescovo di Cambrai. Questi ordinò che la suora non fosse
processata, ma sottoposta ad esorcismi. Fu liberata e visse poi come suora
esemplare. In seguito scoppiò la ribellione contro simili metodi barbari.
Merita un particolare ricordo il gesuita Friedrich Spee, che nel 1631
pubblicò il libro Cautio criminalis, in cui faceva una critica spietata
contro la tortura e la caccia alle streghe.
La reazione fu irrazionale, come era stata irrazionale la persecuzione.
Tutto cessò di colpo. Ma non avvenne che le torture venissero sostituite
dagli esorcismi, come ci si sarebbe aspettato. La reazione fu più
radicale: si era giunti a demonizzare tutto, e ora, dal secolo XVIII° in
poi, si negò ogni esistenza del demonio, che tutt’al più fu visto come un
pupazzo o come l’idea astratta del male. A questo brusco passaggio
contribuì la cultura laica, l’ateismo predicato alle masse, il
razionalismo del mondo scientifico e culturale. Ne è stata conseguenza
quella perdita di fede che stiamo vivendo tuttora, e la crescita d’ogni
forma di superstizione, con l’espandersi d’ogni specie d’occultismo. A che
punto ci troviamo. Anche l’ambiente ecclesiastico è stato molto
influenzato da tutti questi rivolgimenti. Mi limito al campo di mio
interesse. Nel mondo cattolico si può dire che gli esorcisti sono quasi
scomparsi da tre secoli. Notiamo bene: qualche esorcista c’è sempre stato;
ed è interessantissimo leggere le biografie dei santi, per vedere come
molto spesso, pur non essendo esorcisti, hanno liberato le persone
possedute. Oggi il mondo ecclesiastico è sprovveduto sia in teoria, sia
soprattutto in pratica.
In teoria. Da decenni nei seminari e nelle università ecclesiastiche
(salvo sempre eccezioni) non si studia più quella parte di teologia
dogmatica che, parlando di Dio Creatore, parla degli angeli, della loro
prova, della ribellione dei demoni; così negli studi i demoni non esistono
più. Non si studia più la teologia spirituale, che tratta dell’azione
ordinaria del demonio, la tentazione, e della sua azione straordinaria, la
possessione e i mali melefici; tratta quindi anche dei rimedi, tra cui gli
esorcismi. Di conseguenza agli esorcismi non si crede più, confermati in
questa incredulità dal fatto di non averne mai fatti e mai visti. Non si
studia più, in teologia morale, quella parte che riguarda certi peccati
contro il Primo Comandamento: la magia, la negromanzia, lo spiritismo,
ossia le forme di superstizione più condannate dalla Bibbia e oggi più
diffuse. Per cui non si è istruito il popolo di Dio che, quando avvicina i
sacerdoti su queste materie, si trova quasi sempre di fronte a un muro di
ignoranza e di incomprensione.
Se a queste due grandi carenze, di studio e di esperienza diretta,
aggiungiamo gli errori dottrinali di tanti teologi e biblisti, che
arrivano perfino a negare gli esorcismi del vangelo, ritenendoli
"linguaggio culturale", "adattamento alla mentalità dell’epoca", la
frittata è completa. È vero che contro questi errori si è alzata la voce
dei Pontefici, soprattutto di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, a cui va
aggiunto il documento sulla demonologia, promosso dalla Congregazione per
la Dottrina della Fede, pubblicato il 26 giugno 1975 e inserito tra i
documenti ufficiali della S. Sede. Ma questo non è bastato a dissipare il
nebbione della ormai radicata incredulità.
E i vescovi, che hanno il monopolio della nomina degli esorcisti?
Anch’essi si trovano ad agire in mezzo a queste difficoltà: da una parte
il Diritto Canonico dà a loro e solo a loro il potere di nominare
esorcisti (can. 1172), per cui è un potere-obbligo gravissimo; d’altra
parte anch’essi hanno gli stessi limiti di tutto il clero: non hanno mai
studiato questa materia, non hanno mai visto né praticato esorcismi (salvo
rare eccezioni), subiscono l’influenza delle idee errate di certi teologi
e biblisti; in conclusione, ci credono solo in teoria. È difficile credere
alle cose che vediamo noi esorcisti, se non ci si assiste. Aggiungo anche
che questo abbandono di tre secoli ha fatto sì che, non conoscendosi più
gli esorcismi e il loro svolgimento, agli occhi di molti appaiono come un
qualche cosa di abnorme, di mostruoso, a cui si deve ricorrere
assolutamente meno che si può, e meglio ancora se non si fanno mai. Così
trovare un esorcista nella Chiesa cattolica latina è diventato un dramma;
solo in Italia si è incominciato a muovere qualcosa negli ultimi anni; ma
la maggior parte delle altre nazioni ne sono quasi sprovviste. La gente si
sente non capita, abbandonata, e si rivolge altrove, come abbiamo detto: a
maghi, cartomanti, sètte, altre religioni. In compenso chi non ha mai
dormito è stato il demonio. Dice chiaro il Vaticano II: «Tutta intera la
storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle
tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo e destinata a durare,
come dice il Signore, fino all’ultimo giorno» (Gaudium et spes, 37). E
Giovanni Paolo II: «Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la
Chiesa: Cristo infatti ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i
demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in
Cristo e la preghiera che, in casi specifici, può assumere la forma
dell’esorcismo» (20 agosto 1986). Ci sono le parole del vangelo; ci sono
le parole del magistero ecclesiastico e le norme del Diritto Canonico; ma,
in pratica, nonostante la grande richiesta, vedo molto lontano il tempo in
cui gli esorcismi torneranno a far parte, in ogni diocesi, del comune
servizio pastorale. E sbagliano di grosso quelle persone che avvicinano
l’esorcista come se avesse dei poteri straordinari, un po’ come se fossero
dei "buoni maghi". Per avvicinare un esorcista ci vuole tanta fede in Gesù
Cristo e tanta fede nella Chiesa, in nome della quale l’esorcista opera.
Che cosa fa un esorcista? Prima di tutto è un uomo di ascolto, per vedere
che cosa il caso richiede. Il più delle volte la nostra gente ha solo
bisogno di avvicinarsi a Dio; non si tratta di aver bisogno di esorcismi,
ma di conversione. Credo che ogni esorcista possa testimoniare di aver
avvicinato alla preghiera, ai sacramenti, alla pratica cristiana, molte
più persone lontane da quando ha iniziato il ministero di esorcista, che
in antecedenza, quando ricopriva altri incarichi apostolici. Vivere in
grazia e ciò che questo comporta (preghiera, sacramenti, istruzione
religiosa...) resta anche sempre il mezzo preventivo e curativo più
efficace.
Un secondo compito dell’esorcista è quello di tranquillizzare le persone.
Oggi sono proprio tanti coloro che ritengono di avere la jella, di essere
stati raggiunti da un qualche maleficio ad opera di persone invidiose,
gelose, perverse, concorrenti in affari e via dicendo. Inutile dire che
spesso questa convinzione viene confermata o fatta nascere da persone
sbagliate che si sono consultate: maghi, cartomanti, sedicenti veggenti o
carismatici, di cui c’è un’invasione e una continua pubblicità da parte
dei mass media. Ogni sacerdote e ogni persona di buon senso sarebbe in
grado di tranquillizzare questi tormentati; ma la parola dell’esorcista è
più efficace perché è un po’ considerato un professionista in questo
campo.
Infine il compito dell’esorcista è di esorcizzare, quando vede che ne sono
presenti le condizioni. Ci possono essere semplici motivi di sospetto, che
con una brevissima preghiera esorcistica vengono chiariti. Si inizia
sempre con molta semplicità e brevità. Solo chi ha un’ignoranza totale di
questo ministero immagina che l’esorcismo sia un qualche cosa di
spaventoso, di traumatico. Tale effetto può verificarsi nei presenti
inesperti, non nella persona colpita, se nel corso dell’esorcismo o
addirittura al suo inizio, si manifestano reazioni esterne violente o
fenomeni strani. Proprio perché l’esorcismo, e solo l’esorcismo, può
verificare se i fenomeni "di sospetto" nascondono una causa malefica o no,
i primi esorcismi hanno importanza diagnostica più che curativa.
Ogni esorcista segue poi dei criteri personali, sia nel modo di condurre
gli esorcismi sia nell’esaminare le persone che a lui si rivolgono. Alcuni
fanno riempire dei questionari che essi stessi hanno preparato. Io
consiglio sempre che la persona per prima cosa intensifichi la sua vita di
preghiera; normalmente chiedo anche che, prima di essere ricevuta da me,
abbia chiesto una serie di preghiere di guarigione e liberazione, o fatte
da un sacerdote, o fatte da un gruppo di preghiera del Rinnovamento,
abituato a questo; e ricevo le persone solo se il sacerdote che ha guidato
queste preghiere mi segnala l’opportunità di fare esorcismi e me ne
specifica i motivi.
Nella lotta contro il demonio non si insiste mai abbastanza sui criteri da
seguire. Quando si tratta dell’azione ordinaria del demonio, la
tentazione, il vangelo stesso ci dice che i rimedi sono due: «Vigilate e
pregate per non entrare in tentazione». Se si tratta dell’azione
straordinaria del demonio, possessione o disturbi malefici, io metto
all’ottavo posto il ricorso agli esorcismi, sia come efficacia sia come
rimedio a cui ricorrere. Questa è la mia successione: 1) vivere in grazia
di Dio; 2) la confessione; 3) la Messa; 4) la comunione; 5) l’adorazione
eucaristica; 6) ogni preghiera, soprattutto i salmi e il rosario; 7) le
preghiere di liberazione; 8) gli esorcismi. Naturalmente si vede la
contemporaneità di questi mezzi di grazia e la diversa frequenza; ad
esempio la preghiera, come successione di tempo, precede e accompagna
tutto.
«Coloro che crederanno in me, nel mio nome cacceranno i demoni...
imporranno le mani sugli infermi ed essi guariranno» (Mc 16,17-18). Se
almeno i sacerdoti credessero alle parole del Signore e al potere che
hanno, non si stancherebbero di benedire tutte le persone che domandano
anche solo una semplice benedizione. Credo che tanti mali guarirebbero e
che un esercito di persone (maghi, cartomanti, sensitivi e simili)
finirebbero in cassa integrazione. È uno degli scopi che noi esorcisti,
almeno indirettamente, cerchiamo di ottenere.
Gabriele Amorth
da "Vita Pastorale", gennaio 1998